“Porca vacca!

Che c’è?

Ho passato trent’anni a cercare di allontanarmi dal me che sei tu e sai che ti dico ragazzino? Detesto ammetterlo ma sei sempre stata la mia parte migliore!”

Adam – The Adam Project

 

Dopo la sessione di costellazioni familiari di sabato, avevo voglio di guardarmi un film divertente, apro Netflix e mi consiglia nella TOP 10 “The Project Adam”, non leggo nemmeno la trama, clicco su play per il semplice fatto di avere visto nel cast tre tra gli attori che seguo: Mark Ruffalo, Ryan Reynolds e Jennifer Garner. Spesso quando scelgo così d’istinto i film ci sono sempre delle bellissime sorprese.

La trama è un classico già visto con la saga di “Ritorno al Futuro” con Micheal J. Fox, viaggi nel tempo e ritorno al passato, unisci effetti grafici di impatto, un bambino nerd segnato dalla perdita del padre che ironizza con i bulli della scuola prendendo delle sonore pestate e il gioco è fatto.

Dirai tu cosa c’entra con la sessione di costellazioni? Tutto è sincronicità quando arrivi a connetterti con i segnali dell’Universo, nelle costellazioni si lavora spesso con quella parte che noi tendiamo a dimenticare per pudore, perché siamo grandi, perché spesso è meglio dimenticarsela: il bambino interiore.

Adam è un pilota esperto che viaggia nel tempo attraverso una modalità di trasferimento di portali temporali inventati da suo padre e da lui iniziati a sperimentare nel lontano 2018, Adam infatti ritorna dal 2058 per fermare lo sfruttamento della strega malvagia, alias la collega del padre.

Per errore di manovra l’aereo spaziale di Adam si trova esattamente nel giardino di casa sua nel 2022, Adam grande incontra così il suo bambino interiore Adam piccolo. Il suo sé nerd, pieno di battute sagaci, bravissimo gamer in grado di battere chiunque nella guida degli aerei.

La trama si snocciola tra battute, colpi di scena, e l’incontro con il padre poco prima della sua morte in un incidente, ma la cosa che mi ha colpito è come tutto torna con quello che si vede nelle costellazioni, le resistenze che abbiamo noi grandi a prendere di nuovo contatto con quella parte che divide la maturità con l’essere neonato.

Molto spesso la sofferenza che viviamo ci chiude alle nostre emozioni, ci taglia da quella parte più vicina alla nostra anima e quindi al contatto magico con il nostro Sé Superiore o Organo di Luce, la parte che è capace di vedere la cura anche nelle situazioni più difficili, la parte che vorrebbe salvare i genitori dai dispiaceri. La cura che hanno dentro di loro i bambini interiori è l’amore puro.

Mentre la trama si snocciola tra un certo sfotto da parte di Adam grande verso la sua parte piccola, come se fosse in imbarazzo e non sapesse più come trattare con il suo essere bambino, Adam piccolo non è da meno, lo snobba gli dice chiaro e tondo che non rinuncerebbe alla sua intelligenza, alla sua ironia pungente per i muscoli dell’adulto. In questo continuo botta e risposta inizia il rapporto tra i due che diventa un legame indissolubile fino ad affrontare la prova più dura, lasciare di nuovo il padre al suo destino. I tre si incontrano si riappacificano, esattamente come si fa nelle costellazioni familiari, il padre finalmente abbandona le sue resistenze e riesce ad esprimere tutto l’affetto che ha nel cuore riuscendo a benedire suo figlio nella parte adulta e nella parte piccola.

Un viaggio nel tempo che rappresenta bene ciò che capita in una costellazione quando le due parti sofferenti si incontrano, fanno resistenza e poi magicamente con l’aiuto del perdono, del ridare il peso che si porta al mittente si scioglie la sofferenza e si entra nel campo della guarigione.

Capita molto spesso che queste due parti, Adulto e Bambino siano completamente staccate perché la sofferenza vissuta è stata troppa, portando tutto verso la “mente” e staccandosi dal cuore, questo non vuole dire non essere buoni o non avere un cuore rivolto al prossimo ma chiudersi alle proprie emozioni pensando così di non soffrire più. In realtà questo distacco interiore provoca un senso di solitudine molto spesso faticoso da digerire, ricucendo il collegamento con le due parti, a poco a poco, ci si apre all’amore, alla fiducia prima di tutto in sé stessi, si riprende contatto con tutto quel bagaglio di potenzialità e talenti, sviluppati fin da bambini, che avevamo lasciato nel cassetto.

E proprio come in una delle battute finali del film, al termine delle costellazioni la parte adulta, riconoscendo la sua parte bambina, la integra e la fa sua ritornando finalmente a fare l’unione magica di cui noi esseri umani siamo capaci.